giovedì 15 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

lunedì 31 ottobre 2011

L'immagine della settimana


Settimana dal 31 ottobre al 6 novembre 2011
Halloween

New York (ottobre 2008)
foto scattata da Paola Zagato
Canon EOS 400D

giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs 1955-2011


STAY HUNGRY, STAY FOOLISH!!!


Goodbye Steve!



La homepage della Apple con l’annuncio della morte di Steve Jobs

Fonte: www.apple.com

martedì 13 settembre 2011

L'immagine della settimana


Settimana dal 12 al 18 settembre
L’uomo degli Avana
Miami (ottobre 2008)
foto scattata da Diego Bortolozzo
Canon EOS 400D

lunedì 12 settembre 2011

Effetto Droste


L'effetto Droste è un termine olandese per un particolare tipo di pittura ricorsiva.
Un'immagine in cui è presente l'effetto Droste possiede una piccola immagine di se stessa, localizzata dove dovrebbe trovarsi se si trattasse di un'immagine reale. Questa piccola immagine inoltre contiene a sua volta una versione ancora più ridotta di sé stessa, e così via. Tecnicamente non c'è limite al numero di iterazioni, ma in pratica si continua fino a quando la risoluzione permette di distinguere un cambiamento.
Il termine Droste fu coniato dal poeta e giornalista Nico Scheepmaker, alla fine degli anni settanta. Esso prende il nome da Droste, una marca olandese di cacao, sulla cui scatola era presente l'immagine di un'infermiera che teneva in mano un vassoio con una tazza e una scatola della stessa marca.
Un esempio di effetto Droste può essere creato facilmente posizionando l'uno davanti all'altro due specchi. Un altro metodo consiste nel riprendere uno schermo televisivo che mostra ciò che viene ripreso.
Un esempio celebre è la copertina dell'album Ummagumma dei Pink Floyd, in cui la fotografia del gruppo si ripete, con alcune modifiche, nella cornice di un quadro che fa parte della fotografia stessa.
Un altro effetto Droste è quello che compare sulla copertina di una versione del gioco per PC tratto dal quiz televisivo L'eredità, in cui compare Amadeus che tiene in mano e indica la custodia del gioco, con la stessa copertina.
Un esempio molto antico è dato dall'Idolo di Pomos della preistoria cipriota.
Infine, un altro esempio celebre è quello del video di Bohemian Rhapsody dei Queen.
http://www.youtube.com/watch?v=fJ9rUzIMcZQ&ob=av2e

Fonte: Wikipedia.org

venerdì 9 settembre 2011

Parte 6/6 – I colori: i colori Pantone


Nel design bisogna avere una chiave di colore standard, poiché ciò che si vede a video, non corrisponde mai a quanto apparirà in versione stampata.
Negli anni ‘50 è stato istituito il sistema Pantone che classifica i colori e li traduca nel sistema di stampa a quadricromia CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) semplicemente grazie a un codice.
Il tipo di carta utilizzata influenzerà la stampa dei colori. E’ per questo motivo che i colori Pantone vengono indicati da un numero (per esempio, PANTONE Rosso 032) seguito da un suffisso che, a sua volta, indica su quale tipo di supporto il PANTONE Color deve essere stampato. Se si desidera stampare un PANTONE Rosso 032 su carta brillante, sarà necessario indicare il colore in questo modo: PANTONE 032 C, dove “C” sta per "coated" (verniciato). Poi si può indicare “U”, che sta per "uncoated" (non verniciato) e “M”, che sta per "matte" (opaco).
Ai 1144 colori standard denominati PMS (pantone matching system) sono stati aggiunti, nel 2007, altri 2000 colori denominati GOE.
In Italia il nome pantone si riferisce ad un particolare tipo di pennarelli professionali, i TRIA dell'azienda inglese Letraset. L'etimologia si riferisce al fatto che sono stati i primi e unici pennarelli in commercio a utilizzare in esclusiva il marchio Pantone e il Pantone Matching System per gestire il proprio catalogo.
La Pantone Inc. è un'azienda statunitense che si occupa principalmente di tecnologie per la grafica, la catalogazione dei colori e della produzione del sistema d’identificazione di colori per la grafica divenuto standard internazionale per quanto riguarda la grafica ma ultimamente viene utilizzato anche per gestire i colori nel mondo dell'industria e della chimica.

Le guide
Per scegliere il colore pantone più adatto alle nostre esigenze e quindi conoscerne il codice, esistono diversi tipi di guide campione che catalogano i colori della Libreria PANTONE. Uno dei più usati è rappresentato da stretti blocchetti campione composti da piccole strisce in cartone tenute insieme ad una delle estremità con impressi dei riquadri rettangolari che mostrano i diversi PANTONE Color. Aprendo le strisce come un ventaglio, si possono vedere e scegliere i colori e i relativi codici.
Vantaggi
I Pantoni possono essere retinati (abbassare l'opacità del colore per simulare il chiaroscuro) per cui riusciamo ad ottenere sfumature e ombreggiature, che arricchiscono il nostro lavoro mantenendo il costo di produzione legato ad un solo colore reale anziché alla quadricromia (ciano, magenta, giallo, nero).
Critiche
La critica più frequente che si muove al sistema pantone è che essendo basata su una mistura di colori sia inefficace per gestire i colori che si estrapolano da una mistura di luci colorate (come l'RGB, usato per i colori video). Un'altra critica si basa sul fatto che molti dei 1144 colori originali non possono essere ottenuti con una mistura di soli magenta, ciano, giallo e nero. Per risolvere questo problema la Pantone ha messo a punto un sistema di stampa chiamato Esacromia che aggiunge l'arancione puro e il verde smeraldo ai 4 colori originari; questo accorgimento, sebbene molto dispendioso da affrontare, risolve il problema solo in parte in quanto per essere sicuri di poter riprodurre fedelmente ogni singolo colore si dovrebbe avere a disposizione una gamma di 13 colori base più il bianco e il nero. Questo perché la mistura di un numero di colori superiore ai 7 genera inevitabilmente un abbassamento di luminosità.
Fonti per tutti e 6 gli articoli sul colore: retecivica.milano.it – wikipedia.it - graphicboulevard.com – pantone-italia.com

mercoledì 7 settembre 2011

L'immagine della settimana



Settimana dal 5 all’11 settembre
Il Re Cervo
Paneveggio TN (agosto 2011)
foto scattata da Diego Bortolozzo
Canon EOS 400D

Parte 5/6 – I colori: l’effetto dei colori adiacenti


Un colore può sembrare più caldo o più freddo a seconda del contesto in cui è collocato. 

Ad esempio il violetto è un colore intermedio ottenuto dalla combinazione di blu (freddo) e rosso (caldo):


accanto a un colore caldo come il rosso sembra freddo


mentre vicino a un colore freddo come il blu, appare caldo.


Sfruttando la temperatura di un colore si ottengono molti effetti. Sapendo sfruttare al meglio questa caratteristica, si possono realizzare giochi prospettici veramente particolari: i colori caldi hanno la prerogativa di "avanzare", dando l'impressione di venire incontro all’osservatore, quelli freddi sembrano allontanarsi.
Quindi, utilizzando colori freddi per lo sfondo e colori caldi per il primo piano, si può creare in un disegno l’illusione della prospettiva e degli effetti tridimensionali.

lunedì 5 settembre 2011

Parte 4/6 – I colori: contrasti


Contrasti cromatici
Se il rapporto che si crea tra vari colori tende ad essere di grande differenza si parlerà di contrasto cromatico. I contrasti cromatici si producono tramite l'accostamento di due o più colori diversi tra loro. Prendiamo per esempio il giallo; avremo delle percezioni diverse in base allo sfondo a cui lo sottoponiamo, questo perché tende alla tonalità complementare dello sfondo stesso. Se invece lo sottoponiamo ad uno sfondo che è il complementare del colore stesso, avremo maggiore luminosità per il principio del contrasto luminoso.
Il pittore contemporaneo Johannes Itten (1888-1967) ha individuato, durante i suoi studi sul colore, sette differenti tipi di contrasto:

1. Contrasto tra colori puri: è possibile creare il contrasto di colori puri grazie all'accostamento di qualsiasi colore con il più alto punto di saturazione, ovvero non vi è mescolato il bianco e il nero.
Per creare il contrasto di colori è necessario l'accostamento di almeno tre colori.


2. Contrasto tra colori complementari: i colori complementari sono individuabili sul cerchio cromatico e sono quelli diametralmente opposti l’uno all’altro. Si equilibrano a vicenda e inducono una sensazione di energia. Il contrasto tra colori complementari si ottiene tramite l'accostamento di un colore primario e del colore risultante dall'unione degli altri due primari rimasti, tali contrasti sono: giallo-viola, rosso-verde, blu-arancione.


3. Contrasto di caldo e freddo: si realizza quando si accostano almeno un colore caldo (giallo, arancio, rosso, fuxia, marrone) ed un colore freddo (blu, verde, viola). In questo caso però l’importanza dell’ambiente è fondamentale. Ci sono infatti colori ambigui come il prugna che a seconda che siano circondati da colori caldi o freddi, cambiano anch’essi.


4. Contrasto di chiaro-scuro: si ha quando si accostano colori con differenti gradi di luminosità. L’apice del contrasto è l’accostamento del bianco e del nero.






5. Contrasto di qualità: si ottiene accostando colori con differenti gradi di saturazione e offuscamento. Mescolando un colore molto saturo con differenti quantità di grigio si otterrà una graduale perdita di qualità del colore.


6. Contrasto di quantità: ogni tinta presenta un diverso grado di luminosità, quindi, se vogliamo creare un equilibrio percettivo è necessario stendere in modo molto proporzionale le varie zone di colore, ad esempio un colore molto luminoso dovrà occupare un'area minore rispetto a un colore con un minore grado di luminosità. Per esempio, un’area colorata di blu e giallo dovrà essere ricoperta per 2/3 dal blu ed 1/3 dal giallo per ottenere la giusta armonia visiva.
7. Contrasto di simultaneità: è un processo che avviene esclusivamente nel nostro cervello. Si verifica quando osservando un colore, la nostra mente ricrea il complementare anche se questo non è fisicamente presente nell’immagine. Il nostro occhio, sottoposto a un dato colore, ne esige simultaneamente il complementare, e non ricevendolo se lo rappresenta da sé. Il fenomeno prova che per l'armonia cromatica è essenziale il rispetto della legge dei complementari. Il colore prodotto simultaneamente esiste solo nella percezione cromatica di chi guarda e non nella realtà esterna, come dimostra il fatto che non può venire fotografato.

venerdì 2 settembre 2011

Parte 3/6 – I colori: colori caldi e freddi


I colori si suddividono anche in caldi, freddi e neutri in base alle diverse sensazioni che trasmettono, alle immagini e alle situazioni che richiamano alla mente.

- i colori caldi tendono all'arancio e al rosso,

- i colori freddi tendono al viola e al blu,

- i colori neutri tendono al nero, al bianco e al grigio.
I colori si influenzano tra di loro e può succedere che la predominanza di colori freddi faccia passare in secondo piano la presenza di colori caldi e viceversa.




Tra la metà calda e la metà fredda del cerchio cromatico si distinguono ulteriori colori "caldi" e "freddi".
Nel triangolo al centro ci sono i tre colori primari; su ogni lato del triangolo sono disegnati i tre secondari in corrispondenza dei due primari; tra i primari e i secondari si trovano i terziari.
Prendiamo per esempio i rossi: in questo cerchio cromatico a 12 spicchi esistono due tipi di rosso, uno caldo e uno freddo.
Il primo è il rosso cadmio che tende al "caldo" arancio. Il cremisi, invece, è freddo in quanto tende al vicino "freddo" violetto.
Le stesse considerazioni valgono per i gialli. Il giallo di cadmio chiaro è un colore caldo perché tende al "caldo" arancio. Invece il giallo limone è freddo e infatti è collocato vicino al "freddo" verde.
Anche i colori secondari si dividono in caldi e freddi. Il verde è freddo perché formato dalla combinazione di un giallo freddo e di un blu freddo.

mercoledì 31 agosto 2011

Parte 2/6 – I colori: la suddivisione dei colori


I colori si suddividono in primari, secondari e terziari.

- Colori primari: rosso, blu, giallo, non possono essere ottenuti mescolando altri colori.

- Colori secondari: arancio, verde, viola si ottengono mescolando due colori primari in parti uguali.

- Colori terziari: si ottengono mescolando due colori primari in quantità diverse.
All’interno dei colori primari e secondari, abbiamo tre coppie di colori detti complementari.

Ogni coppia di complementari è formata da un primario e dal secondario ottenuto dalla mescolanza degli altri due primari. Per sapere qual è il complementare del colore primario, mischiate gli altri due primari:
- il rosso e il blu formano il viola che è il complementare del giallo
- il giallo e il blu formano il verde che è il complementare del rosso
- il rosso e il giallo formano l’arancione che è il complementare del blu

I colori complementari sono coppie di colori del tutto singolari, che nel disco cromatico hanno posizioni di massima contrapposizione.

lunedì 29 agosto 2011

Parte 1/6 – I colori: percezione del colore


In biofisica il colore è la percezione visiva generata dai segnali nervosi che i fotorecettori della retina inviano al cervello quando assorbono radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d'onda e intensità nel cosiddetto spettro visibile o luce.
Origine fisica: La luce visibile è complessivamente bianca in quanto somma di tutte le frequenze dello spettro visibile. A ciascuna frequenza del visibile è associato un determinato colore. In particolare la diversità di colore o semplicemente il colore dei corpi, percepito poi dall'occhio umano, deriva dal fatto che un certo corpo assorbe tutte le frequenze o lunghezze d'onda dello spettro visibile, ma riemette o riflette una o più componenti o frequenze della luce bianca che, mischiate tra loro, danno vita al colore percepito dall'occhio umano. In particolare nei due casi estremi un corpo appare bianco quando assorbe tutte le frequenze riemettendole a sua volta tutte, viceversa un corpo appare nero quando assorbe tutte le frequenze e non ne riemette alcuna; in tutti gli altri casi intermedi si avrà la percezione tipica di un altro colore.
Percezione del colore
La formazione della percezione del colore da parte dell'occhio avviene in tre distinte fasi:
Nella prima fase un gruppo di fotoni (stimolo visivo) arriva all’occhio, attraversa cornea, umore acqueo, pupilla, cristallino, umore vitreo e raggiunge i fotorecettori della retina (bastoncelli e coni), dai quali viene assorbito. Come risultato dell’assorbimento, i fotorecettori generano (in un processo detto trasduzione) tre segnali nervosi, che sono segnali elettrici in modulazione di ampiezza.
La seconda fase avviene ancora a livello retinico e consiste nell’elaborazione e compressione dei tre segnali nervosi, e termina con la creazione dei segnali opponenti, segnali elettrici in modulazione di frequenza, e la loro trasmissione al cervello lungo il nervo ottico.
La terza fase consiste nell’interpretazione dei segnali opponenti da parte del cervello e nella percezione del colore.
E sempre tre sono i fattori che influenzano la percezione del colore: i colori dell’ambiente (ossia i colori che circondano l’oggetto); il colore locale (che è il colore proprio dell’oggetto); il colore tonale (cioè gli effetti di luce ed ombra sull’oggetto).
Influenzano la percezione del colore anche elementi quali il tipo d’illuminazione dell’ambiente, la grandezza della superficie, il materiale di supporto.
Gli oggetti e gli ambienti che ci circondano sono in gran parte colorati. Ciò dipende dal fatto che la luce si diffonde attraverso onde di diversa lunghezza: ad ogni onda corrisponde un colore. La differenza tra 'colore' e 'non colore' è spesso soggettiva. Per questo è importante conoscere la “teoria dei colori”.
Il nostro occhio percepisce solo una piccola parte delle onde luminose esistenti in natura; a questa corrisponde uno spettro di sette colori: il rosso, l’arancio, il giallo, il verde, l’azzurro, l’ìndaco e il violetto.
Il fisico inglese Isaac Newton dimostrò, nel 1672, che la luce, che vediamo bianca, è in realtà composta dai sette colori dello spettro solare. Nel suo esperimento Newton fece passare un raggio di luce attraverso un prisma di cristallo. Il raggio si scompose nei sette colori dello spettro solare, dimostrando che il bianco è la somma di quei colori.

L’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco; l’oggetto che assorbe tutte le onde, senza restituirle ai nostri occhi, viene visto dai nostri occhi nero; l’oggetto che assorbe tutte le onde tranne uno, ha il colore corrispondente a quell’unica onda ( ad esempio: un oggetto che non assorbe il verde, viene visto dai nostri occhi verde). Per questa ragione alcuni artisti definiscono il bianco e il nero “non colori” perché il bianco è dato dalla somma di tutti i colori, il nero dall’assenza di colori.

domenica 28 agosto 2011

Bentornati a tutti!

Anche per quest'anno le ferie estive sono finite!
Da domani l'attività del blog e di Rofos Design riapre ufficialmente!!!
Grandi novità ci aspettano!!!

sabato 6 agosto 2011

Buone Ferie!


Rofos Design
vi augura delle belle e riposanti vacanze!
Ci vediamo a fine agosto, con tante belle novità!



giovedì 4 agosto 2011

Le immagini della settimana

Certamente vi sarete accorti che ogni settimana, sulla colonna di destra, postiamo delle belle foto scattate da noi o da amici.
Purtroppo non è possibile ingrandirle quindi abbiamo pensato di postarle!
Eccole qui!
Settimana dal 4 al 10 luglio Scatto subacqueo Arabia Saudita (2008) foto di Giorgia Beveresco Canon PowerShot A720 IS
Settimana dal 11 al 17 luglio
MOMA
New York (dicembre 2008)
foto di Giorgia Beveresco
Canon PowerShot A720 IS
Settimana dal 18 al 24 luglio
Vetrina di un negozio d’abbigliamento
New York (ottobre 2008)
foto scattata da Paola Zagato
Canon EOS 400D
Settimana dal 25 al 31 luglio Riposo a Central Park New York (ottobre 2008) foto scattata da Paola Zagato Canon EOS 400D
Settimana dall’1 al 7 agosto Ninfea Riviera del Brenta (settembre 2009) foto scattata da Paola Zagato Canon EOS 400D
Settimana dall’8 al 28 agosto Magnificenze marine
Mediterraneo (giugno 2008)
foto di Giorgia Beveresco
Canon PowerShot A720 IS
Se volete potete inviarci una bella foto scattata da voi; saremo felicissimi di pubblicarla!

mercoledì 3 agosto 2011

parte 5/5 - Il carattere o font: famiglie di caratteri


I caratteri sono divisi per famiglie, in base alle loro caratteristiche:
Gotico
I primi caratteri tipografici utilizzati con l'invenzione della pressa da stampa somigliano alla calligrafia maiuscola dell'epoca. Vengono anche chiamati script gotici. A questa famiglia appartengono: i Textualis (Old English), i caratteri Schwabacher, la famiglia Fraktur.
Con grazie
I caratteri con grazie, qualche volta chiamati romani, comprendono dei sottogruppi:
  • Lapidario
  • Veneziano
  • Rinascimentale, con solo piccole differenze in spessore all'interno del glifo
  • Barocco, nei quali lo spessore all'interno del glifo ha maggiore variazione
  • Moderno, con la massima variazione di spessore all'interno del glifo. L'introduzione delle tecniche di fusione perfezionate alla metà del XVIII secolo permise tratti più fini e influenzò grandemente questi caratteri
  • Contemporaneo, usato per scopi decorativi.
Senza grazie
Il fenomeno tipografico dei sans-serif è relativamente recente nella storia della tipografia (1816). Per la classificazione i sans-serif si dividono grossolanamente in quattro gruppi principali:
  • Grotesques
  • Neo-grotesques
  • Humanist
  • Geometrici
  • Transport D, ideato negli anni cinquanta ed usato in molti paesi europei come carattere tipografico per i segnali stradali, sia neretto che condensato, sia normale che stretto.
Informali
I tipi di carattere informali (o script) simulano la calligrafia. Non si prestano molto bene a grandi quantità di corpo di testo, poiché l'occhio umano li trova più difficili da leggere.
Tipi di carattere originali
Hanno generalmente forme di caratteri molto particolari e possono addirittura comprendere immagini di oggetti, animali o altro. Hanno caratteristiche molto specifiche, quindi uso molto limitato. Non sono adatti per il corpo del testo.
Simboli
Consistono di simboli e non di caratteri per il testo.
Fonte: wikipedia.com

lunedì 1 agosto 2011

parte 4/5 - Il carattere o font: con e senza grazie

Si possono suddividere i tipi di carattere in due categorie principali: con o senza grazie (note anche con l'inglese serif). I caratteri graziati hanno delle particolari terminazioni alla fine dei tratti delle lettere. L'uso delle grazie deriva dai caratteri lapidari romani, dove era molto difficile scalpellare nel marmo angoli di novanta gradi necessari a terminare le aste.
L'industria tipografica si riferisce ai tipi di carattere senza grazie come bastoni, lineari, sans-serif (dal francese sans, "senza").
Esiste una grande varietà sia fra i tipi di carattere graziati che fra i bastoni; entrambi i gruppi contengono tipi progettati per testi lunghi e altri intesi per scopi principalmente decorativi.
La presenza o l'assenza di grazie è solo uno dei molti fattori nella scelta di un tipo di font.
I caratteri con grazie sono generalmente considerati più facili da leggere in lunghi passaggi che quelli senza. Gli studi al riguardo sono ambigui e suggeriscono che la maggior parte dell'effetto sia dovuta solo ad una maggiore familiarità. Libri e giornali usano quasi sempre caratteri graziati, almeno per il corpo del testo. Sul web, invece, è meglio utilizzare un carattere non graziato moderno, poichè, sullo schermo del computer, i caratteri senza grazie hanno migliore leggibilità a causa della loro minore risoluzione.


Font con grazie


Font senza grazie

domenica 31 luglio 2011

parte 3/5 - Il carattere o font: dimensioni

La distanza fra la linea base e la cima di un normale carattere minuscolo è chiamata occhio medio. La parte di glifo al di sopra è l'ascendente. L'altezza dell'ascendente può avere un effetto sostanziale sulla leggibilità e l'aspetto di un carattere. Il rapporto fra l'occhio medio e l'ascesa è spesso utilizzata per classificare i caratteri tipografici.
Minuscole: l'altezza delle minuscole è misurata sulla lettera x. Infatti le lettere tonde tendono ad avere dimensioni più grandi delle lettere lineari, per applicare una correzione ottica senza la quale apparirebbero al lettore più piccole delle altre.
Maiuscole: è l'altezza misurata sulle lettere maiuscole, solitamente sulla E, sempre per problemi legati alla correzione ottica.
Ascendenti: l'altezza delle lettere minuscole quali l e f ad esempio, è più grande di quella delle altre lettere minuscole, e, di norma, anche delle lettere maiuscole.
Allineamento: è la somma della distanza tra la linea dell'ascendente e la linea di delimitazione del corpo superiore e la linea del discendente e la linea di delimitazione del corpo inferiore. In pratica è la distanza verticale minima dei caratteri.
Apertura: L'andamento delle aste curve aperte di caratteri come la C, c, S, s, a, e e così via, è definito apertura.
Crenatura: indica la riduzione dello spazio in eccesso tra le due lettere, allo scopo di eliminare spazi bianchi antiestetici e dare un aspetto più omogeneo al testo. Un esempio dove spesso si attua la crenatura è quello di avvicinare le due lettere a bracci obliqui A e V. Può comunque avvenire tra lettere curve come O e C.
Peso: è il rapporto tra area inchiostrata ed area in bianco della serie di caratteri, o meglio lo spessore dei tratti che lo compongono indipendentemente dalla sua dimensione.

venerdì 29 luglio 2011

36.000 e-book gratis per voi!

Anzi, facciamo 136.000!

Rofos Design, convinta della crescita degli e-book in Italia,
promuove da tempo la divulgazione dei libri elettronici,
e quest'oggi intende segnalarvi il Progetto Gutenber.
http://www.gutenberg.org/wiki/Main_Page

Il sito raccoglie 36.000 titoli, titoli a vostra completa disposizione. Gratuitamente.
Sono testi classici, in vari formati (anche audiolibri), raccolti e catalogati come risorsa per l'umanità!

Altri 100.000 titoli sono raggiungibili attraverso i siti affiliati al progetto.

A questo link potete infine trovare i titoli tradotti in Italiano:
http://www.gutenberg.org/browse/languages/it

Un piccolo regalo da parte nostra:
con i libri in formato e-book, 
la valigia delle vacanze peserà di meno!


Prossima pubblicazione in e-book a cura Rofos Design.

mercoledì 27 luglio 2011

parte 2/5 - Il carattere o font: caratteri mobili

L'uso dei caratteri mobili avviene sostanzialmente secondo l'antico sistema inventato da Gutenberg. Si tratta di riprodurre il testo con dei blocchetti in lega di piombo su ognuno dei quali è inciso in rilievo un segno tipografico.
Questi blocchetti, dovendo formare il testo all'interno di una pagina, devono possedere una forma regolare e ben precisa. Si stabilisce quindi di prendere un'unità di misura e di fare in modo che ogni variazione avvenga secondo multipli o sottomultipli di tale misura (spazi tra le lettere, altezza o larghezza delle lettere e così via). Tale unità di misura è chiamata punto tipografico. Tale unità corrisponde a poco meno di 0,376 mm.
La grandezza di un carattere è misurata in punti e viene chiamata corpo, ma dato che ogni carattere avrà, un'altezza diversa dagli altri, ci si riferisce all'altezza del blocchetto di piombo che lo imprime sulla carta.

martedì 26 luglio 2011

parte 1/5 - Il carattere o font: breve storia

In tipografia, il tipo di carattere o font è un insieme di caratteri tipografici caratterizzati e accomunati da un certo stile grafico.
Il termine inglese font proviene dal francese medioevale fonte, ovvero “qualcosa che è stato fuso” (dal latino fundere), con riferimento ai caratteri mobili prodotti per la stampa tipografica, ottenuti versando il metallo fuso nella forma contenente la matrice del singolo carattere.
Un tipo di carattere solitamente contiene un vario numero di singoli simboli, detti glifi, quali lettere, numeri e punteggiatura.

Breve storia
Storicamente i tipi di carattere venivano fabbricati in dimensioni e qualità ben definite. Lo stile di un dato carattere teneva conto di tutti questi fattori. In seguito, a causa della maggiore disponibilità di stili, delle maggiori richieste degli stampatori, dei tipi di “specifico peso” (cioè quanto scuro appare il testo, neretto, grassetto, normale o leggero) e con specifiche condizioni aggiuntive ("regolare", "corsivo", "condensato") hanno portato alla definizione di famiglie o tipi di caratteri, che possono includere anche moltissime varianti.

sabato 23 luglio 2011

PARTE 3/3 - L’importanza della copertina in un libro: come realizzare una copertina di successo

Scelta del carattere
Occorre prestare attenzione anche alla scelta del carattere (font), bisogna mandare un messaggio chiaro e diretto e non creare confusione. Il titolo si deve sposare bene con l’immagine ma deve essere ben evidente.
Il carattere del titolo e sottotitolo deve essere lo stesso, per evitare di avere troppi elementi visivi diversi che creano confusione. Studi statistici hanno evidenziato che se il sottotitolo supera le due righe, è meglio utilizzare caratteri con grazie, perché i prolungamenti delle lettere aumentano del 15% circa la faciltà di lettura.
[Fra qualche giorno parleremo più dettagliatamente delle font, dedicando loro un articolo.]

 

La quarta di copertina

In libreria, la prima cosa che ti colpisce di un libro è la copertina. Una volta preso in mano, è istintivo girarlo per valutare la quarta di copertina. È fondamentale quindi che il retro del libro mantenga lo stile grafico della copertina, spiegando chi è l’autore, una sinossi breve che incuriosisce il lettore e il costo.

venerdì 22 luglio 2011

Nuovo e-book da Rofos Design

Tra i servizi offerti da Rofos Design, vi è anche la creazione in vari formati (e-pub, pdf, ecc.) di e-book. L'ultima pubblicazione da noi realizzata è "Il Decimo Pianeta" di Diego Bortolozzo.

http://ultimabooks.simplicissimus.it/il-decimo-pianeta



Racconto di Fantascienza, il libro digitale è stato interamente curato dalla nostra agenzia, a partire dalla creazione della copertina, grazie alla meravigliosa immagine ideata appositamente per questo libro da Paolo Mari, fino all'impaginazione, passando per la creazione del logo della Collana Imperium.

Creare un e-book, non è così semplice. O meglio, non lo è creare un buon e-book!

Non basta trasformare il file sorgente in codice, è necessario impaginare il file correttamente, provarlo su vari reader, proporre un prodotto finito che soddisfi le richieste dell'autore, e dei suoi lettori, che devono poter leggere un libro (in questo caso digitale) senza errori di allineamento e/o di impaginazione. E per far questo, non basta avere il programma giusto!

Tra i servizi offerti da Rofos Design vi sono, su richiesta dell'autore, l'editing, la creazione della copertina, la collaborazione per l'inserimento sui maggiori canali di distribuzione... tutto questo grazie alla grande esperienza dell'agenzia nel campo della grafica, della pubblicità, dell'editoria.

Ora vi lasciamo al libro, invitandovi a scaricarlo e leggerlo.
Quest'avventura fantastica, vedrete, vi trasporterà in nuovi mondi, in nuovi universi, in nuovi, meravigliosi, angoli della fantasia.

E-book: Il Decimo Pianeta - Diego BortolozzoEditore: Narcissus
Collana: Collana Imperium
Disponibile in formato: e-pub e MOBI
Prezzo: 0,99 €
Trama: La ricerca della Terza Colonia, il lungo viaggio del Decimo Pianeta, il ritorno a casa degli antichi fratelli.
Riusciranno i Nibiru a trovare il Sistema Stellare da cui provengono? Riusciranno ad affrontare il lungo viaggio verso la nuova casa?
La costruzione del vascello stellare è quasi completata, ma la popolazione in rivolta cercherà di impadronirsi della navicella.
L’equipaggio ha un solo tentativo a disposizione: il Decimo Pianeta, nel suo interminabile viaggio, non può fermasi, non può aspettarli.
Riconoscimenti: Racconto finalista alla 5a edizione del Concorso NASF.