martedì 26 luglio 2011

parte 1/5 - Il carattere o font: breve storia

In tipografia, il tipo di carattere o font è un insieme di caratteri tipografici caratterizzati e accomunati da un certo stile grafico.
Il termine inglese font proviene dal francese medioevale fonte, ovvero “qualcosa che è stato fuso” (dal latino fundere), con riferimento ai caratteri mobili prodotti per la stampa tipografica, ottenuti versando il metallo fuso nella forma contenente la matrice del singolo carattere.
Un tipo di carattere solitamente contiene un vario numero di singoli simboli, detti glifi, quali lettere, numeri e punteggiatura.

Breve storia
Storicamente i tipi di carattere venivano fabbricati in dimensioni e qualità ben definite. Lo stile di un dato carattere teneva conto di tutti questi fattori. In seguito, a causa della maggiore disponibilità di stili, delle maggiori richieste degli stampatori, dei tipi di “specifico peso” (cioè quanto scuro appare il testo, neretto, grassetto, normale o leggero) e con specifiche condizioni aggiuntive ("regolare", "corsivo", "condensato") hanno portato alla definizione di famiglie o tipi di caratteri, che possono includere anche moltissime varianti.
Nel 1890 emerse la composizione meccanizzata che fondeva al momento i caratteri direttamente in linee, della corretta dimensione e lunghezza, a seconda delle necessità. Questa tecnologia, nota come “a metallo caldo”, rimase diffusa e proficua fino agli anni settanta. Ci fu un breve periodo di transizione in cui la tecnologia fotografica (fotocomposizione) produceva tipi di carattere distribuiti in rotoli o dischi di pellicola. I sistemi di fotocomposizione manuali, che utilizzavano caratteri su pellicola in rullo, permettevano per la prima volta una spaziatura di precisione fra i caratteri senza grandi sforzi. Questo diede luce ad una grande industria di produzione dei tipi di carattere negli anni sessanta e settanta.
Nella metà degli anni settanta erano in uso tutte le maggiori tecnologie tipografiche, dal processo originale in pressa di Gutenberg, alle compositrici meccaniche in metallo, fotocompositrici manuali, fotocompositrici controllate da elaboratori elettronici e le prime compositrici digitali. Dalla metà degli anni ottanta, con l'avanzata della tipografia digitale, è stata universalmente adottata la grafia americana font.
I tipi di carattere digitali possono codificare l'immagine di ciascun carattere, bitmap o vettoriale. Lo spazio definito dalla sagoma di un carattere è poi riempito da un "rasterizzatore" che decide quali pixel sono "neri" e quali "bianchi". Questo processo è semplice alle alte risoluzioni, come sulle stampanti laser o sui sistemi tipografici di fascia alta, ma sullo schermo, dove ogni singolo pixel può fare la differenza fra leggibilità ed illeggibilità, i caratteri digitali necessitano di informazioni aggiuntive per produrre bitmap leggibili nelle dimensioni più piccole. Oggi i caratteri digitali contengono anche dati rappresentanti la tipografia utilizzata per comporli, incluse le spaziature e i dati per la creazione dei caratteri accentati.

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